Per referendari e cittadini il
problema non è il caldo, né l’anelata pioggia, ma la vecchia politica: si prevede un importante aumento di vendite di
pale e picconi per quei politici che, dopo
aver lasciato Terni per decenni in condizioni di piena subalternità culturale
ed economica a Perugia, grazie al decreto governativo e al nostro
referendum saranno costretti ad abbandonare le proprie prerogative e, taluni,
anche a cercarsi lavoro. Perché attaccarci, perché non far esprimere la gente,
se non fossero queste le loro preoccupazioni? Perché rivolgere a noi parole di
fuoco? Non sarebbe stato meglio battere a suo tempo i pugni sul tavolo di una
Regione certo non amica?
Ora è prevedibile che, prima del
sipario, tutti costoro tenteranno in
extremis qualche gioco di prestigio ad alto livello, ripetendo la parola
magica degli ultimi 30 anni: riequilibrio. Come? Accorpandoci con Perugia? Portando
qui Rieti? Relegando coercitivamente intere popolazioni sotto Terni? Ormai è tardi e dovrà essere la gente ad esprimersi, la vecchia politica ha perso. Game over.
Diciamo la verità: la Regione Umbria ha
dimensioni troppo modeste per attivare flussi economici sufficienti per il polo
settentrionale e per quello meridionale. Quest’ultimo, il nostro territorio, è stato non a caso ampiamente depredato negli anni, come
abbiamo già mostrato con i numeri.
Ecco perché non possiamo accorparci alla realtà di Perugia, che ha
sempre visto Terni, con le sue industrie, come terra di conquista.
Rispetto a tale ingiustificata
sudditanza, i promotori del referendum offrono un radicale cambio di vedute,
un’idea corsara eppure molto concreta: legarsi al Lazio, con un’area vasta che veda Terni non solo città cerniera tra Rieti e Viterbo, ma
anche capace di assecondare gli stimoli che vengono da Roma, rendendosi però
ben più appetibile e attrattiva di quanto non sia stato fatto finora.
Terni non può continuare a protestare per l’ASL, l’Università, i rifiuti
e altro, ma deve mettere in campo la proposta, senza dimenticare la forza dei
suoi stabilimenti e delle sue peculiarità. Occorre cambiare marcia e
prospettiva. Diversamente il declino economico è l’ineluttabile
destino della Conca, preceduto dalla chiusura di Banca d’Italia, Provincia,
Prefettura e accorpamenti vari, a nostro totale detrimento. Ecco perché, dinanzi a tale emergenza morale,
sociale e occupazionale, facciamo appello ai giovani e agli uomini liberi di tutti i partiti per
riprendere in mano il nostro futuro con un’idea corsara, eppure molto concreta:
qui si vedrà chi ama davvero Terni e chi invece intende tenersi stretti i
propri piccoli privilegi. La vecchia
politica non passerà.
Il Comitato promotore del referendum
Andrea Liberati
Si firma presso:
- Ufficio referendum del Comune di Terni, lunedì-venerdì, Palazzo Spada, II^ piano;
- Studio notarile Clericò, orari di ufficio;
- Punto referendum di Largo Villa Glori, venerdì e sabato pomeriggio, 17.30/20.00;
Terni, 20 luglio 2012.
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